giovedì 28 marzo 2013

Le parole che non ti ho detto

Ti direi che ho sbagliato a non essere me stesso,
o che forse ho sbagliato nell'esserlo troppo.

Ti direi che tu non sbagli mai,
o che poco mi importa se sbagli.

Ti direi che vorrei portarti ovunque tu voglia,
fanculo ai soldi,
tu starai bene ed io lavorerò per farti star bene.

Ti direi che quando non starai più bene smetterò di lavorare
ed andremo in un posto dove starai meglio,
meglio di quando stavi bene
e meglio ancora e ancora e ancora
fino a quando non starai magnificamente
e io starò così bene che avrò persino superato il piacere di girare in mutande per la casa.

Quante cose vorrei dirti ma tu.. in fondo cosa mi dirai?

"carta Decathlon?
vuole una bustina?
29 e 50,
ecco il suo resto,
grazie e
Arrivederci"

Forse adesso quello che ti direi non è più così poetico come quello che volevo dirti prima
ma almeno ho la certezza che 
ogni volta che voglio parlarti
devo ricordare di portare con me carta sconto e contanti.




Escistasera?

domenica 24 marzo 2013

7 anni

24 marzo 2006.

Doveva essere un giorno come tanti già ne avevo passati senza ricordare niente, o quasi.

Invece qualcuno, o qualcosa, ha voluto che diventasse il giorno che mai dimenticherò e che,
tutt ora, a 7 anni di distanza ancora ricordo ed ancora ricorderò.

Venerdì mattina,
il cielo non prometteva niente di brutto per il sempre più vicino weekend,
avevo il compito di greco a scuola e questo significava che il pomeriggio del giovedì
l'avevo trascorso in panciolle, libero da rischi di interrogazioni orali incombenti,
il mio amico Alessandro si trovava a Roma dove al Policlinico Gemelli si stava brillantemente riprendendo da un'operazione andata brillantemente bene,
ma, soprattutto, era il 18esimo compleanno del mio amico d'infanzia Luca.

Quella mattina io e Nicola decidemmo di alzarci presto per andare a svegliare il neo18enne
omaggiandolo con un cornetto ed una fantastica tirata d'orecchie,
veemente abbastanza da preannunciargli il gravoso peso della maggiore età.

Scoprire che suo padre lo aveva portato in chiesa alle 7 del mattino
e che quindi, non avremmo potuto far gli auguri al nostro amico prima del pomeriggio
è tutt ora un qualcosa che mi lascia l'amaro in bocca.

Sopreso ed un pò dispiaciuto per il mancato conseguimento dell'obbiettivo, Nicola mi propose
di darmi un passaggio a scuola a bordo della sua nave da crociera.

In realtà era solo uno scooter ma io, non abituato a girare in mezzi guidati da persone diverse dai miei genitori, mi ci vedevo sopra come Briatore sul suo Yacht a Porto Cervo.

Uno strafigo insomma.

Prontamente accettai il passaggio e sfrecciammo verso il liceo classico Flacco dove preparavo la mia entrata trionfale salutando amici e compagni come una star Holliwoodiana.


Ore 8,20 la campanella d'inizio delle lezioni strillò puntuale come ogni giorno ma in classe c'erano più assenti del solito,
Giorgia,
Monica,
Bianca,
Cristiana solo alcuni nomi fra gli assenti di quei macabri minuti.

Poco dopo, l'apparentemente serena aria di una giornata di inizio Primavera, venne ufficialmente stroncata
da una notizia che ricordiamo ancora tutti con dolore.

Per la prima volta sui fogli protocollo a righi non vennero impresse gocce
d'inchiostro ma lacrime umane.


Gabriel, era volato via.


Ormai erano parecchi mesi che la 2F veniva considerata al completo già con 26 presenti,
anche se il registro contava 27 nomi,
anche se un banco libero c'era sempre,
c'era
e c'è sempre stato 
ovunque.

Nei compiti in classe,
sui pullman per le gite,
nelle camere d'albergo in giro per la Croazia.

Ogni 24 marzo mi sveglio con l'incubo di un compito di Greco annullato
da un altro incubo,
al risveglio, però,
mi accorgo di essermene lasciato alle spalle solo uno e non entrambi.



"Guardiamo le stesse stelle e non ti darò più colpa se nubi ignare ci impediranno di farlo insieme". (cit. Gabriel)


Ciao Gabri, escistasera?
Un tuo compagno.





escistasera?






domenica 3 marzo 2013

Il prezzo della solitudine

Tutti, prima o poi, ci troviamo a fare i conti con la solitudine, chi più, chi meno.

Sta a noi poi capire
se il tutto sia dovuto ad un momento particolare della nostra esistenza, piuttosto che ad una routine dovuta a particolari inibizioni Nel nostro carattere.

Inibizione è il termine esatto, significa che qualcosa Manca.

Non manca, però, per l'amore sfrenato che Walter prova nei confronti di certe persone,
ma per via di un qualche fattore che ha influito sulla psicologia del soggetto, andando a BLOCCARE le capacità di fuga da questo isolamento rendendolo perpetuo.
amen


I più scettici, evidentemente meno colpiti dal processo in questione diranno:
-"impossibile che non ci sia nessuno per loro,
nessuno che possa aiutarli". Sbagliano.

Il primo ostacolo da superare è proprio quello che in certe situazioni molte persone identificano come la soluzione,
ossia la Società.

-"La Società ti aiuterà blablabla,
la Società ti darà una possibilità,
c'è un posto anche per te nella Società".

Non sono deduzioni sbagliate, è sbagliato pensare che ci siano solo risposte positive,

la Società risolve ghettizzando le persone sole,
rendendole ancora più sole,
innalza le mura dei loro confini
e non è sbagliato pensare che il loro posto, nella Società sia quello.

La Società è anche la causa scatenante di questo problema,
il culto materialista l'arma
per compiere questo efferato crimine.

La Società li lascerà sanguinare
fino a che non spireranno esanimi senza più tracce ematiche in corpo, lasciandoli tranquillamente agonizzare,
senza togliere loro la possibilità,
sottile,
di sopravvivere.

Ho visto un signore in macchina oggi,
la sua macchina era ferma, spenta,
spenta come lui,
che guardava fuori e chissà cosa pensava,
il mio amico lo conosce, sa che vive in uno sgabuzzino

è così solo che anche i cani scappano quando lo vedono.


La depressione che subentra in queste situazioni a livelli consci ed inconsci
INIBISCE la vita.
La pugnalata è stata data, ora è solo questione di tempo.

Ma non è ciò che vogliamo,
per quanto il culto materialista prenda minimamente ognuno di noi,
nessuno vuol lasciare nessuno morire da solo e non nasciamo umani per morire soprammobili.


Imparare ad uscire dalla nostra zona di comfort,
dal luogo dove ci sentiamo al riparo
dalle crudeltà della vita è l'unica soluzione per rientrare in gioco nel Monopoli della vita, dopo essere stati fermi per un giro,

e allora che aspetti?

ESCISTASERA, cazzo.



Escistasera?