mercoledì 14 febbraio 2018

Funny valentine

Poco più di 22 anni fa i miei genitori decisero di scoprire cosa fosse quel fantomatico "ipermercato" di cui tutti parlavano nella mia città.
Tantissimi negozi tutti riuniti all'interno di un unico grande padiglione,
sarà mica quello che dicono un centro commerciale?
Uno di quelli di cui parlano nei telefilm ed in cui i ragazzi si danno appuntamento il sabato?
Ebbene sì, quante cose ha cambiato la globalizzazione già in tempi non sospetti. 

Non è questo il punto.

Quel giorno, oltre a ben 5 buste della spesa piene di carboidrati provenienti da ogni parte del mondo, mio padre decise di comprare un compact disc,
un Cd che aveva adocchiato nella sezione musicale di quella sconfinata valle fatta
di scaffali ed articoli in offerta.

"The Gene Harris Quartet, it's the real soul".

In copertina c'era scritto solo questo,
il resto dello spazio era occupato dall'immagine di un uomo di colore che suonava un pianoforte.
Vincevi facile con una copertina così negli anni 90 dai, ammettiamolo,
esattamente come poteva essere un poster che raffigurava un calciatore con la maglia del Brasile, avresti mai pensato che non fosse un vincente?
Io no, ma a volte l'occhio inganna.

Non fu quello il caso.

Il messaggio, dall'occhio, arrivò all'orecchio prima ancora che lo stereo di casa mia
mi catapultasse in un sogno da cui una parte di me non si è mai più svegliata.
Il jazz.

Oggi ho respirato ancora una volta tutte quelle sensazioni di oltre 20 anni fa e mi sono innamorato di nuovo,
di quella musica,
di quei momenti
e dei tanti momenti della mia vita che sono stati accompagnati da quelle fantastiche note.

Ma c'è un pezzo che non ho mai amato di quel disco ed ogni volta preferivo mandare avanti, saltarlo, non lasciarlo parlare.
Amo quel disco ma non quel pezzo,
quel pezzo non mi piace, non mi è mai piaciuto.
De gustibus c cazz we.

"My funny Valentine".

Non lo so, il mio preferito è sempre stato Summertime,
altri li ho studiati ed altri li ascolto con piacere,
comunque so che ci sono anche se magari non li ascolto sempre.

Quanto avrei voluto che quel pezzo non fosse mai stato suonato da Gene Harris ed il suo fottuto quartetto.

Poi, è bastata una distrazione ed è partito.
Porca miseria.

Quando un pezzo parte non lo si può fermare,
porta male,
malissimo.
Secondo me fa anche un pò male al cervello, come parlare con qualcuno che ti interrompe,
come spegnere il pc senza fare arresta il sistema.
Lasciamolo dire allora..

E qualcosa mi ha detto.
Tornato a casa ho cercato le parole della versione cantata, dato che questa è solo strumentale
ed erano veramente..
adatte.

Non avrei mai pensato che fosse collegato in qualche modo alla data di oggi,
al San Valentino, ma ho voluto crederci per un attimo.
Quel disco è stato il mio primo amore e come ogni amore lo si desidera perfetto, senza difetti, senza errori.
Poi arriva "My Funny Valentine", quella sbavatura che di colpo offusca tutto il mare di emozioni che c'è dietro e di colpo arriva la delusione
ma la verità è che senza quel dettaglio così imperfetto sarebbe impossibile capire davvero cosa sia la perfezione, cosa sia l'amore.
Accettare tutto, anche ciò che non si vuole vedere o sentire,
anche a costo di metterci da parte ed ascoltare un dolore che pensavamo non facesse parte di noi ed invece senza la quale non potremmo mai vivere o comprendere davvero la felicità.






Escistasera?
buon san Valentino