lunedì 1 gennaio 2024

Altro giro, altra corsa

Non avevo mai sentito il bisogno di tracciare un bilancio del mio anno.

Non fino a questo momento.

Sono sempre stato piuttosto refrattario alle consolidate dinamiche “mainstream” proprie delle generazioni social;

tuttavia, a questo giro voglio fare uno strappo alla regola, alla mia regola.


D'altronde, non si può non fare un'eccezione per un anno che è stato a dir poco eccezionale, sarebbe contraddittorio.

E paradossale, come mi piace dire da quando i miei genitori mi hanno spiegato il significato di questa splendida parola, capace di riassumere in un'unica espressione l'essenza dell'animo umano, appunto, paradossale.

Since my parents taught me this beautiful word and his beautiful meaning.

“Cool”!

Esclamerebbe la mia insegnante d'inglese.


Tuttavia, se fin ora ho parlato praticamente del niente cibandovi solo di aria fritta, beh, potete anche guardare il lato positivo:

l'aria fritta non fa ingrassare,

riempie la pancia ma non fa star male,

non puzza, contrariamente a tutta la sua categoria

ed anche se abile illusionista, aiuta a sviluppare molte più endorfine di

un telegiornale o di una delusione d'amore.


Peter Frampton, alle mie spalle ha riattaccato il suo talk box e sta duettando con chitarra e bocca

sulle note di “do you feel like we do” mentre io provo a far fluire il mare di pensieri che scorre nelle mie vene fino a quasi farle scoppiare;

di fronte a me, nel mio appartamento “cozy”, il cupo cielo di Bologna,

l'asfalto bagnato dall'umidità, i “botti” di fine anno, in lontananza.


Che poi,

con tutto il rispetto per i cittadini bolognesi ma, se questi volete chiamarli botti,

allora datemi la cittadinanza iraqena, perchè vuole dire che io vengo da Baghdad.


Me parono più coriandoli che petardi, mi verrebbe da dire in un istinto romanesco che non mi appartiene ma rende l'idea di ciò che penso in questo momento.


Ma si sa, noi del sud abbiamo gli standard alti ed i timpani esigenti.


Guardo fuori dalla finestra del mio salotto e penso a tutti quelli che potrebbero essersi persi nel buio dell'oscurità senza avere tutti gli strumenti di cui la vita mi ha fatto dono per supportare il mio cammino fino a qui.

E' stato un anno incredibile,

che, se ci ripenso,

mi rendo conto di non aver fatto nulla in particolare, anzi,

ho rinunciato alle mie vacanze estive per studiare e per stare vicino al mio cane

che non lotta più contro la forza di gravità da poco più di 4 mesi.

Ho iniziato a guardare lo scontrino che la vita dopo i 30 anni periodicamente ti presenta

quando per motivi non dipendenti da te devi smettere di fare attività sportiva con la frequenza di un tempo.


Ma ho assaporato con gusto la vita conquistata a piccoli passi,

fatta di piccole gioie, quelle che ti fanno sorridere mentre sei su un treno ed incroci lo sguardo con una coppia di viaggiatori di età pensionabile che si girano con te a vedere il mare tutte le volte che l'intercity che ti porta a casa varca le soglie della costa adriatica.


E' stato un anno veloce, e per la prima volta io ho corso insieme a lui.


Una volta ricordo che in tv fecero vedere l'analisi dei 100 metri di Usain Bolt,

l'uomo più veloce dell'universo, anzi, con buone probabilità, anche della galassia.

Il suo record era intorno ai 9 secondi,

ma quei 9 secondi erano scomposti in fasi.

Ci credereste mai?

Che un intervallo di tempo così piccolo possa a sua volta dividersi in altre piccole precise fasi

per andare a creare un puzzle perfetto verso il traguardo?


La pistola a salve spara,

Bolt parte,

nei primi metri si alza,

per qualche attimo è in linea con la maggior parte dei suoi avversari

poi qualcosa dentro di lui dice :“vai”

e lì partono le falcate;

Bolt stacca i suoi avversari,

non si limita a superarli, li brucia,

arriva a dargli una falcata e mezzo,

secondo me, i suoi avversari si sentono come quando da bambino andavo al mercato con mia madre e mentre eravamo in coda per comprare la frutta secca, io venivo rapito da qualche bancarella

-”mamma aspettami qui, ferma, in questo punto, vado un attimo lì, ok”?

-”va bene, sì, ti aspetto qui”.

Ovviamente quando tornavo, mia madre non c'era MAI.


E così ho imparato a gestire gli attacchi di panico già a 6 anni.


Ecco, secondo me gli avversari di Bolt stanno così, nel panico più totale,

l'avevano immaginata diversa, non doveva andare così, non se l'aspettavano.


Ma il bello deve ancora arrivare.


Bolt, ha guadagnato sufficiente vantaggio sui suoi avversari per potersi girare mentre ancora corre verso il traguardo e così fa: si volta a destra e a sinistra, ma di fianco a lui, ovviamente, non c'è nessuno;

sono tutti abbastanza dietro e Bolt,

allora, può compiacersi per essersi assicurato il 1° posto prima ancora di arrivare alla linea del fotofinish.



Beh, io mi sento un pò come lui,

sono partito,

ho preso velocità, sono in scia,

non ho ancora raggiunto il mio obiettivo ma,

mi diverto a guardare indietro verso gli altri che corrono insieme a me, tiro fuori la lingua e pregusto il traguardo, che ancora non so se arriverà ma chi se ne frega,

mi sono gustato ogni singola fase del percorso.


Anche se ho un anno in più ed un cane in meno, mi sento di poter dire

a tutto l'universo di persone e cose che sono capitate nella mia vita in quest'anno e fino a questo momento, una sola parola:

grazie.


E grazie anche a te,

che senza parlare mi hai insegnato ad ascoltare,

che mi hai sempre dato senza chiedere nulla in cambio

e che mi hai insegnato a lasciar andare anche la cosa più bella che la vita potesse regalarmi: te.

Ciao Alice.