Capisci di star invecchiando quando non
ti limiti più a cercare scuse per non fare cose come uscire di casa,
accompagnare qualcuno in quel posto dove non sei mai voluto andare o
semplicemente metterti in gioco;
capisci di star invecchiando quando
inizi a cercare scuse anche per non fare le cose più normali,
alzarti per andare a lavoro,
leggere un libro,
aprire il pc per scrivere su quel blog
che una volta ti eri anche convinto che avresti chiuso.
Negli ultimi mesi il mio computer era
diventato un complemento d'arredo sul mio tavolo, più utile spento e
chiuso che aperto e funzionante.
Sicuramente quando è spento è più
performante ma, chiaro,
se invecchia l'uomo, non vedo perchè
non dovrebbe farlo la macchina..
Sono diventato talmente poco incline a
dedicarmi a qualcosa di diverso dal solito che mentre scrivo indosso
un paio di occhiali a cui manca una
stanghetta, così, perchè non mi andava di andare dall'ottico a
farmela sostituire.
E così sembro proprio uno di quegli
impiegati d'ufficio quarantenni che si vedono nei film, vestiti in
camicia bianca a maniche corte e cravatta, che non hanno mai avuto
una interazione con l'altro sesso fino al giorno in cui non hanno
scoperto che il loro capo era una donna.
Chissà se il mio capo è una donna...i
miei 40 anni sono ancora lontani, fortunatamente.
Che poi, non è che io stia proprio
invecchiando,
diciamo che mi sto lasciando alle
spalle la giovinezza.
Ad ogni modo, sono riuscito a fare una
cosa che negli ultimi tempi mi sembrava impossibile:
rimettermi a scrivere!
In realtà, più che fingermi un
creatore di qualche tipo di contenuto, ciò che stava divenendo
impossibile era divincolarmi dalla ragnatela dei social, in cui
troppo spesso mi rifugiavo a causa di qualcosa che non saprei nemmeno
come definire..pigrizia? Noia? Svogliatezza?
Terno!
Ho pensato molto a quello che avrei
voluto dire qui oggi ma, come ogni volta, non appena apri il quaderno
e decidi di dedicarti a ciò che hai procrastinato per mesi, ecco che
accade proprio quello che non volevi:
dove sono andate le mie idee??
A smaltire le ferie arretrate del 2018,
capo!
Bene, come al solito, dovrò inventare.
Ovviamente inventerò cazzate, quindi
se qualcuno ha davvero intenzione di continuare a leggere, non si
aspetti un qualche contenuto profondo o che lo faccia addormentare
con la convinzione di essersi arricchito!
D'altronde, Internet ce lo ha insegnato
benissimo:
se non è a pagamento e non ci sono
cookies, non sarà mai così interessante!
Dunque, non vogliatemene se,
cronometrando il vostro tempo qui sopra, alla fine di questa lettura
vi renderete conto di aver perso 15 minuti di vita,
io volevo solo riprendere un po' “la
mano”, anzi, per essere più corretti, le dita, dopo inutili mesi
passati ad allenare solo il mio bel pollice opponibile nell'antica
arte tibetana dello “scrolling”.
Dicevamo, i social.
Da quasi sei anni ho deciso di
cancellare il mio profilo Facebook,
in primis perchè di profilo non sono
mai venuto bene (brrrr, Artic rompe il ghiaccio)
e poi perchè mi faceva troppo male
rendermi conto che la mia ex aveva già qualcun altro per la testa.
Così, ho deciso di troncare di netto
e vissero tutti felici e contenti.
Poi è stata la volta del Covid,
quella volta in cui i social si sono
presi gioco di noi, dicendoci:
vedete che noi serviamo a voi molto più
di quanto voi
serviate a Zuckerberg?
Sono un boomer, lo so, non ricordo come
si chiami l'attuale Zuckerberg.
Torniamo a noi,
il mio profilo Instagram ha resistito
per molto tempo e per un certo periodo,
complice il mio smartphone scassato,
sono addirittura stato senza Whatsapp
autoergendomi a uomo dell'anno nella
lotta ai cazzi altrui.
Giornata tipo:
i cazzi altrui venivano a bussarmi alla
porta come i testimoni di Geova la domenica ed io rispondevo che non
ero interessato o che non ero in casa.
Tuttavia, come in ogni esplosione
nucleare,
l'onda d'urto si è riversata su di me
quando meno me lo aspettavo ed all'alba del 2022 anche io iniziavo a
viaggiare in modalità pilota automatico sul social più finto di
sempre.
No, non ho fatto errori di ortografia.
Non ho mai avuto un orto, figuriamoci
un'ortografia.
Comunque, scrivendo sul pc,
l'ortografia, teoricamente non dovrebbe esistere,
ma mio padre potrebbe dire la stessa
cosa di me;
la pratica, però, si sa, è diversa.
Dicevo, il social più finto di sempre,
sì!
Perchè, non può non esserci finzione
in una donna di spettacolo che sorride con il suo uomo accanto
quando il giorno dopo le testate
giornalistiche la ritraggono con gli occhi gonfi ed il volto viola
per le botte avute dalla stessa persona.
Qualche mese fa ho ricevuto una
telefonata
che mi ha tolto il fiato.
Vi è mai capitato di bagnarvi la
pancia con l'acqua fredda un attimo prima di tuffarvi?
La mia reazione è stata così,
avevo la bocca aperta e mi mancava il
respiro,
volevo dire qualcosa ma non ci riuscivo
e anche quando mi sono ripreso, ero
senza fiato.
E' stata la prima volta in vita mia che
mi sono trovato impreparato in una situazione.
Quando dico impreparato, non faccio
riferimento al fatto che abbia avuto solo successi,
che abbia finito tutti i livelli senza
mai perdere una vita o uscirne ammaccato, tutt'altro.
Ho vinto, tante volte ho perso,
ho sorriso e tante volte ho pianto, di
dolore si intende,
ma in nessuna di queste situazioni ero
impreparato,
sapevo che certe cose sarebbero
accadute o
quantomeno,
me lo aspettavo.
O forse, era quello che volevo, come
saggiamente sosteneva qualcuno.
Ma questa volta sono stato preso
completamente alla sprovvista e, per un attimo, ho sentito la terra
che mi veniva via da sotto i piedi.
Per quanto la cosa mi riguardasse solo
in via indiretta,
tutto questo è servito anche a me per
fare una riflessione:
Quando posso dire che la mia vita va
bene?
Quando posso affermare, con certezza,
di essere felice?
Sono molto più felice di quello che
sembra mentre scrivo qui, adesso,
nonostante immagino che ai più possa
sembrare tutto il contrario.
E' vero, però, che sono decisamente
più grato ai momenti negativi che la vita ha voluto notificarmi,
rispetto a quelli che il palinsesto
definiva “momenti felici” sin da principio,
perchè ritengo che siano quelli il
preludio più bello ad una vita grata e piena di bellezza.
Esattamente 12 anni fa ero in Umbria,
con l'Esercito, ed uno degli istruttori,
nell'aula in cui stavamo facendo
lezione disse:
-”oggi parleremo di quest'arma,
la pistola Beretta 92 F.S Parabellum!
Sapete da dove viene il termine
parabellum?
E' latino, è preso da una famosa
espressione che recita: “si vis pacem, para bellum!
Se vuoi la pace, preparati alla
guerra”.
Può mai un militare che imbraccia
l'arma tutti i santi giorni della sua vita, non essere preparato
ad un improvviso conflitto?
Può un soldato non essere preparato ad
un imprevisto?
Ovviamente no.
Potrei parlare per ore del concetto di
“deterrenza” e di “escalation force” ma, se fino a qui mi
hanno
letto in tre, probabilmente finirei,
oltre che fuori dal senso di questo intervento, anche in un meme
senza capo né coda.
Credevo che essere preparato a tutto
fosse le chiave per essere felice,
non facevo cose perchè ritenevo di
sapere a monte che non avrei ottenuto ciò che volevo,
non accettavo le risposte che mi
avrebbero fatto male
come mi faceva male anche solo
immaginare che sarebbero arrivate
e così le precorrevo io,
mi dicevo, se deve succedere, deve
essere per mano tua!
Bravo coglione, mi griderei adesso a
squarcia gola,
ma una voce può andare lontano nello
spazio, non nel tempo,
non in quello passato.
Nemmeno in quello passato con le
verdure, grazie a Dio, altrimenti dovrei riconoscerne l'utilità ed
iniziare a mangiarlo.
Quando immaginavo qualcosa, accettavo
solo che potesse accadere nel modo che mi ero costruito nella mia
mente, nel bene ed anche nel male.
Controllavo ogni mia emozione: una
giornata bella diventava il giorno peggiore della mia vita o,
viceversa diventavo euforico ed ipereccitato.
Non ero eccitato come un macaco nella
stagione dell'amore eh, ho un dizionario dei sinonimi e contrari
limitato e uso i termini che più si addicono a ciò che voglio
esprimere avvalendomi dei pochi attrezzi che ho in cassetta.
Volevo avere tutto sotto controllo,
insomma.
Una volta una ragazza mi disse che
avevo un atteggiamento “guardingo”, perchè mentre ero con lei
ero più interessato a controllare chi poteva posare lo sguardo su di
lei che perdermi nelle attenzioni che lei riservava a me:
io la presi come una battuta; solo
tempo dopo ho capito che la vita mi stava dando l'ennesimo spunto di
riflessione sul mio errato modo di riflettere ciò che mi stava
accadendo.
Riflettere è un verbo transitivo, vuol
dire che la nostra mente è come un prisma,
prendiamo la luce che emana ogni
momento della nostra vita e la direzioniamo in una delle sue facce,
ma decidiamo noi quale, chi ci dice cosa è giusto e cosa è
sbagliato?
Negli anni 90 una delle reti musicali
più famose di tutti i tempi, “MTV”, recitava nei suoi slogan:
“Mtv, music television, you control”
Era davvero un'avanguardia poter
immaginare di poter esercitare un controllo su un mezzo come la tv,
come la musica,
chi non ha mai portato ad una festa con
gli amici, una compilation creata a casa?
Io lo facevo sempre, purtroppo
ascoltavo musica di nicchia
che gli altri descrivevano di minchia,
questo non mi aiutava,
ma quando partiva quel pezzo che avevo
messo io, che avevo deciso io che doveva stare lì,
alla traccia numero uno,
mi sentivo il padrone del mondo.
Ho frequentato posti che sapevo che mi
avrebbero fatto incontrare la persona che stavo cercando,
ma ho anche evitato strade che mi
avrebbero portato agli stessi tipi di incontri, fuggendo prima di
tutto da me.
E poi ho iniziato a credere che “se
deve succedere, succede” o che quantomeno, “può succedere”
ed è stato lì che ho provato le
emozioni più belle di sempre: lo stupore e la meraviglia.
Ho visto come la vita poteva arrivare
al suo scopo anche percorrendo strade che mai avrei potuto
immaginare.
Ho perso il controllo e vorrei che lo
facessi anche tu, amico mio.